Renato Zero
Il contributo della musica come aiuto per sentirsi libere
Nomini gli anni ’70, nomini un decennio di grandissimi cambiamenti socio-culturali. Un decennio che è anche una rivoluzione, una rivoluzione che è anche musica, cinema e arte.
E noi oggi ci concentreremo su Renato Zero e sul ruolo della sua musica, che ha portato un decisivo contributo per l’emancipazione sessuale e la voglia di sentirsi finalmente libere.
Renato Zero è stato un artista chiave per il nuovo ruolo della musica, come volano per l’emancipazione sessuale. In quegli anni il panorama musicale italiano era fatto soprattutto di stereotipi e di canzoni “allineate” alla cultura vigente. Ma basta scavare un pochino per scoprire perle del calibro de “Il triangolo no” (1978): vero e proprio grimaldello e cantico in favore delle libertà sessuali, insieme a “Pensiero stupendo” di Patty Pravo.
Cosa c’è di così “scandaloso” nella canzone di Renato Zero? Il fatto che il triangolo viene descritto in termini prettamente sessuali, fatto di fisicità a più non posso. Ma anche di esitazione (“no, non l’avevo considerato”) e di soddisfazione finale (“…ma il triangolo io lo rifarei…”). E la donna occupa qui un ruolo a dir poco fondamentale: è lei che decide, è lei che contatta l’uomo, è lei che tiene e muove i fili di questo gioco. Mentre l’uomo, nel triangolo, è quasi simbolo di goffaggine: non solo non sa come muoversi, ma chiede alla donna di informarlo su cosa dovrebbe fare.
Anche se oggi potrebbe sembrare una situazione quasi banale, ai tempi il triangolo di Renato divenne quasi simbolo di un anno… Zero. Per le donne, ovviamente, e per la loro libertà sessuale e l’emancipazione.
Un simbolo che ancora oggi domina l’immaginario collettivo, insieme ad un’altra artista come Patty Pravo, ugualmente fondamentale. Il tutto raccontando l’esperienza del triangolo in salsa ironica, con la maestria di un cantante unico al mondo.
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