Testaccio
Testaccio è il ventesimo dei rioni di Roma ed il suo nome deriva dal “mons Testaceus” un monte artificiale alto più di 30 metri formato da cocci e detriti di varia natura che nel corso degli anni si sono accatastati in quanto residui dei trasporti che avvenivano al porto Ripa, poco distante.
Sorgendo ai piedi di uno dei colli più belli di Roma, l’Aventino, in epoca romana era famoso in quanto ospite del porto di Roma e punto di comunicazione con il mediterraneo.
Il porto da sempre era il punto d’ormeggio delle navi che da Ostia attraversavano Roma lungo il Tevere e trasportavano materie prime e merci.
I cocci rotti delle anfore, le stesse utilizzate a contenere alimenti come grano, olio e vino durante il loro viaggio, venivano gettate in quanto inutilizzabili accumulandosi nel corso dei secoli e dando vita ad una vera e propria montagna conosciuta ai giorni nostri con l’appellativo di “Monte dei cocci”.
Il numero delle anfore che si sono accatastate si stima essere circa di 25 milioni di pezzi ma il numero resta comunque sconosciuto. L’anfora è divenuta nel tempo il vero emblema di Testaccio al punto da vederlo presente a livello toponomastico come simbolo del Rione.
Testaccio è da sempre uno dei Rioni più affascinanti della capitale e oggetto di discussione. Nel 1870 viene riorganizzata l’urbanistica della città decidendo di porre una bonifica all’intero Rione relegando in questa zona, via Ostiense compresa, tutte le attività industriali della città come fabbriche e società di servizi come mercati generali, ferrovie, mattatoi e fabbrica del gas.
Presenti i cosiddetti “prati del popolo romano” i cittadini spesso si recavano qui nelle tradizionali giornate di festività.
Testaccio rappresenta a tutti gli effetti l’esempio calzante di quella che oggi viene conosciuta con il termine di urbanizzazione industriale programmata, nato in un primo momento come zona abitativa ma già connessa a tutti i luoghi di produzione.
Non a caso il Rione Testaccio, facente parte all’interno delle mura della città, nacque come zona residenziale rivolta ad operai e artigiani.
Il Rione, pur avendo da sempre una sua propria identità, in un primo momento era etichettato come zona poco raccomandabile e come “angiporto” della città ma successivamente venne riscoperto, nel 1921. Rione decisamente popolare, oltre ad essere stato luogo di passatempo e scampagnate, fu la culla calcistica della città.
Il Rione Testaccio è pieno di luoghi e monumenti da vedere come ad esempio “il Cimitero acattolico”, “l’Ex Mattatoio”, “La Piramide Cesti e “la Chiesa di Santa Maria Liberatrice” e molto altro.
Le peculiarità di questo quartiere hanno ispirato negli anni registi e poeti che hanno voluto fare del Testaccio un’icona da consacrare e idolatrare per sempre; si pensi a Vittorio De Sica con il suo film “Sciuscià” o “Ragazzi di vita” e “L’Accattone” di Pier Paolo Pasolini.
Testaccio è certamente un Rione che merita di essere scoperto e rivalutato ancora una volta in quando culla della cultura romana e donatore di un patrimonio artistico senza valore.
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